IFeed Italia: la parola ai nostri volontari Alberto e Christian
IFeed è il progetto di aRenBì Onlus dedicato alla NUTRIZIONE.
All’interno delle varie iniziative, aRenBì Onlus ha deciso di attivare da subito il progetto iFeed Italia, mostrando di essere vicina agli italiani in difficoltà economiche attraverso un concreto sostegno alimentare.
Dal 2013, infatti, aRenBì Onlus sostiene alcune famiglie in difficoltà residenti in provincia di Brescia e Bergamo con consegna a domicilio di beni alimentari. I nostri volontari acquistano e consegnano cibo alle famiglie in accertate condizioni di difficoltà stanziando un budget di 10 € a settimana per ogni componente famigliare.
Alberto Tagliapietra è sempre stato in prima linea per il progetto iFeed Italia. Le sue parole non necessitano alcuna presentazione.
“Collaboro al progetto iFeed Italia da ormai più due anni, quando con aRenBì Onlus e Giulia decidemmo di aiutare con due spese mensili una famiglia in difficoltà di Montichiari. Passo dopo passo le famiglie che hanno richiesto aiuto sono aumentate e in questo tempo il sostegno portato da me e Christian, insostituibile volontario, ha riguardato sei nuclei familiari, cinque direttamente e uno a distanza in provincia di Cremona.
Per la famiglia cremonese abbiamo trovato un supermercato on line che consegna a domicilio presso la loro abitazione, e tutto sommato a livello logistico è una soluzione abbastanza comoda per noi: si tratta solo di compilare la lista sul sito, con attenzione ai prodotti che andando in offerta diventano i meno cari della categoria.
Per chi è residente a Montichiari, invece, provvediamo fisicamente all’acquisto in un’unica tornata delle spese, che poi consegnamo direttamente agli interessati: prepariamo le liste prima di partire e procediamo con passo spedito nell’iniziativa, il tutto nello spazio di un pomeriggio (a volte fino a sera).
La relazione con le famiglie è un argomento molto delicato, perché ognuna di esse ha regole, abitudini e sensibilità diverse: c’è chi ringrazia ancora prima di ricevere, c’è chi richiede ancor prima che si finisca di donare, c’è chi ti aspetta con un dolce in cambio. La parte difficile di tutto questo sta nel gestire la dinamica relazionale; l’assenza del giudizio sta alla base di tutto, per cui non possiamo permetterci in alcun modo di giudicare qualsiasi reazione o richiesta delle persone che sosteniamo: il rispetto della difficoltà deve venire prima di ogni altra cosa, e su questo siamo categorici. Di contro, anche la profondità di rapporto con le famiglie è un argomento delicato: noi ascoltiamo tutti, ma non entriamo in un rapporto emotivamente profondo; esprimiamo la nostra solidarietà attraverso l’ascolto e l’impegno massimo per fare tutto quel che possiamo per aiutare, ma il rapporto tra noi volontari e le famiglie mantiene una distanza che garantisca il rispetto della loro privacy e una nostra autonomia operativa secondo regole prestabilite.
Spesso tornando a casa finite le consegne mi capita di chiedermi: perché partecipo a questo progetto? Qual è il motivo che mi spinge a investire tempo, energie e risorse in un progetto che è intenso, che obbliga alla continuità per 52 settimane all’anno? E’ in quel momento che emergono i motivi che mi spingono a tenere duro nonostante il tempo a disposizione sia sempre di meno.
Prima di tutto, si ha la sensazione di aver fatto qualcosa di utile per qualcun altro, e questa sensazione fa stare bene. E’ un’emozione figlia dell’egoismo, ma se penso a come avrei potuto passare diversamente quel tempo libero, l’idea che qualcun altro possa giovare delle mie azioni mi fa sentire meglio, e trovo che tutti noi abbiamo bisogno di sentirci meglio.
Poi trovo che il famoso detto “la vita è una ruota che gira” sia molto vero, e secondo me è molto importante quando la ruota gira nel verso giusto ci si comporti così come si vorrebbe gli altri si comportassero con noi quando la ruota gira nel verso sbagliato. Credo che se mi trovassi in difficoltà, sarei felice di sapere che qualcuno mi dona una spesa senza chiedere nulla in cambio. Anzi, ne sono sicuro.
Infine la fortuna di avere al fianco un volontario come Christian: iniziamo a ridere quando saliamo in macchina e smettiamo quando abbiamo finito di consegnare l’ultima spesa, e cerchiamo di dimostrare che ridendo si possono fare cose serissime. Lo trovo determinante: senza di lui sentirei molto di più la fatica dell’impegno e anche la relazione con le famiglie sarebbe più difficoltosa.
Quindi alla fine, il motivo per cui partecipo ad iFeed Italia è che mi migliora la vita dandomi la sensazione di migliorarla a qualcun altro. Non saprei cosa chiedere di più”.